rik70 ha assolutamente ragione e sottoscrivo in pieno il suo intervento.
Il problema, come al solito, è nella prassi...
Da quello che ho potuto vedere in questi ultimi mesi, tutti i soggetti che sono obbligati all'emissione di fatture in formato elettronico si sono dotati di quei famosi programmi ai quali facevo riferimento nel mio precedente intervento.
Questi programmi però, per funzionare al meglio, richiedono che venga compilata una scheda anagrafica dettagliata per ciascun cliente con l'indicazione della pec o, in alternativa, del codice univoco destinato alla ricezione delle fatture nel caso in cui il cliente utilizzi, a sua volta, un software per gestire la fatturazione.
Ovviamente questi programmi di fatturazione permettono di emettere la singola fattura senza dover per forza richiamare il cliente dal database creato in precedenza, per l'utente medio però tutto richiede più attenzione e c'è sempre il rischio di combinare un guaio. E questo, secondo me, è il motivo per cui i vari operatori economici chiedono a tutti i loro clienti, o almeno a quelli abituali, di indicare un indirizzo di posta elettrica certificata: non per un obbligo normativo ma perchè "il programma" vuole che venga indicata la pec nell'anagrafica del cliente.
In ogni caso ad una associazione un indirizzo pec può tornare utile in molti casi che nulla hanno a che vedere con la fatturazione elettronica - ad esempio per comunicare con le pubbliche amministrazioni - e può permettere di risparmiare sul costo di eventuali raccomandate.